Agroalimentare, un Passaporto certifica la nostra qualità
Giornale di Brescia, 3 maggio 2015.
Un documento elettronico che garantisce la qualità, la sicurezza, l’identità territoriale dei nostri prodotti agroalimentari; uno strumento di marketing per conquistare i consumatori italiani ma soprattutto quelli stranieri; un marchio registrato contro le contraffazioni che inondano il mercato.
È il Passaporto etico, messo a punto dal Consorzio De Alimentaria Qualitate, e nato dalla collaborazione di più soggetti del sistema Brescia, come Zooprofilattico, associazioni di categoria, Asl, con il sostegno della Regione. Già cinquecento le aziende agricole ed agroalimentari italiane che hanno aderito, si conta di raddoppiare entro fine anno. «È l’unico documento che consente di tutelare le nostre produzioni» ha sottolineato ieri Francesco Bettoni, presidente della Fondazione iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia.
La novità è stata presentata all’Expo, primo dei tanti convegni che caratterizzeranno i sei mesi dell’Esposizione. Bettoni ha spiegato le ragioni del progetto: «Il 90% della domanda di prodotti agroalimentari italiani viene soddisfatta dalle imitazioni». Un dannodi60miliardil’anno.Ecco, allora, la necessità di certificare concretamente i pregi del nostro comparto, costituito per lo più da piccole aziende incapaci di fare massa. Il Passaporto etico scaturisce dal rispetto (perciò etico) di animali, piante, ambiente, uomo. Valuta, per ogni azienda, il benessere degli animali, la bioprotezione, la gestione agronomica dell’ambiente, il risparmio energetico, la gestione delle risorse idriche, la tradizionalità, la coerenza con la dieta mediterranea.
Il presidente della Regione, Roberto Maroni, ha promesso di favorire un incontro con i rappresentanti della Commissione Europea presenti ad Expo «perché il Passaporto sia riconosciuto e adottato a livello comunitario».
Iginio Massari, maestro pasticcere, ha salutato con favore l’iniziativa, «augurandomi che i primi a crederci siano gli stessi produttori».
Secondo Marco Tabladini (GFINANCE Brescia), la novità può stimolare l’innovazione e quindi gli investimenti nel settore agroalimentare.