Passaporto bresciano per gusto e sapori
Brescia Oggi, 3 maggio 2015.
E´ bresciano il primo seme germogliato nell´immenso prato di nazioni di Expo. All’ombra dell’Albero della vita, negli spazi del Parco delle Biodiversità, Brescia ha aperto le danze dei convegni che per centottantre giorni animeranno l´esposizione milanese, con il progetto «Passaporto Etico per i prodotti agroalimentari» ideato dal presidente del Consorzio De Alimentaria Qualitate Paolo Boni, guadagnandosi così la vetrina più prestigiosa nel secondo giorno di apertura della rassegna.
DESTINATO a «comunicare ai consumatori i pregi d´identità e di qualità dei prodotti agroalimentari italiani», come sottolineato da Boni, il Passaporto Etico è nato dopo anni di studi sulle realtà produttive italiane, con lo scopo di «aprire il mercato nazionale al mondo, superando i sospetti che i nostri produttori nutrono nei confronti della globalizzazione». Con un tessuto produttivo formato per il 95% da aziende con un fatturato inferiore ai due milioni di euro e con meno di dieci dipendenti, le esportazioni di prodotti si attestano sui 33 miliardi, a fronte di una domanda estera che tocca i 123. Il grosso vuoto esistente tra le due cifre «viene colmato da prodotti che vengono venduti come nostri ma che non hanno alcuna caratteristica nè certificazione che li attesti come italiani» ha sottolineato Francesco Bettoni, presidente della Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia. L´Italian sounding, nome con il quale viene identificata la contraffazione della produzione agroalimentare, copre il 90% dei prodotti in circolazione con marchio italiano, rappresenta «il contesto nel quale è nato il Passaporto Etico» ha affermato Paolo Boni, ideatore del progetto e capofila di un grande numero di enti e realtà produttive che hanno collaborato alla sua realizzazione. Ma in cosa consiste il passaporto Etico? «Vuole essere un documento di accompagnamento, destinato ai consumatori finali e creato grazie all´adesione volontaria delle aziende – ha spiegato -., a tutela dell´identità, della qualità e della sicurezza dei prodotti agroalimentari». Grazie ad una serie di descrittori, situazioni rilevate dai tecnici del consorzio De Alimentaria Qualitate che corrispondono a comportamenti etici delle aziende, il prodotto avrà una propria carta d´identità che lo accompagnerà in tutto il suo percorso, dal campo al banco degli acquisti, fissando uno standard di processo entro il quale inserirsi per essere definito “italiano al 100%” . Diversi e variegati i parametri di rifermento dei descrittori, dall´archivio delle certificazioni già acquisite nel tempo al catalogo internazionale Italian Food, che forniranno la base di partenza, ai droni, utilizzati per rilevare le caratteristiche fisiche delle aziende sul territorio. La sanità e la sicurezza alimentare, gli ingredienti per produrre un determinato prodotto, le assicurazioni delle aziende, il risparmio energetico, la gestione delle risorse umane fino al benessere degli animali e al rispetto della naturalità, saranno così elementi che entreranno in gioco per conferire ad un prodotto il Passaporto Etico. Già cinquecento aziende del settore agroalimentare hanno aderito al´idea di Paolo Boni, che ha visto il Salame della Bergamasca essere la prima tipicità a potersi fregiare di tale etichetta, ed il marchio è già stato registrato nei ventotto paesi dell´Unione Europea.
IL PASSAPORTO ETICO è «uno strumento pensato per facilitare le esportazioni e garantire la qualità dei prodotti italiani nel mondo» ha sottolineato il presidente della Fondazione De Alimentaria Qualitate. In questo senso la proposta avanzata dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni è suonata ai presenti come un buon augurio per il futuro. Nella mattinata di ieri il governatore ha infatti assicurato «che il progetto verrà presentato nel padiglione della Commissione Europea presente ad Expo», nel corso di una giornata in data ancora da definirsi. «La Lombardia è il primo produttore agroalimentare del paese, con 50 mila aziende professionali e 986 mila ettari di superficie utilizzata – ha continuato il governatore -. Il Passaporto Etico rappresenta uno strumento concreto per tutelare e promuovere le eccellenze del nostro territorio e il fatto che sia stato scelto per inaugurare i convegni dell´esposizione universale è la conferma del suo valore». Non solo tutela del prodotto però. Il Passaporto è «uno strumento volto a valorizzare i territori dove l´attività si svolge» ha aggiunto Boni, specificando come in Italia «esistano più di tremila e novecento specie antiche di colture». Non solo elementi tecnici e certificazioni quindi, nella carta d´identità del cibo italiano. Ci sarà spazio anche per le ricette, con le quali valorizzare al massimo la materia prima, perché un prodotto diventa cibo e vita quando arriva sulle tavola delle persone. Identità e qualità sono le parole d´ordine di un´idea che è nata e cresciuta nelle terre bresciane ma che, sul grande e luminoso palcoscenico di Expo, vuole conquistarsi uno spazio nel panorama produttivo italiano e mondiale.
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Una carta di identità per la gastronomia
Un percorso totale, un protocollo unico per il made in Italy, il Mosè della gastronomia italiana. Così il Passaporto Etico è stato definito durante la tavola rotonda che ha fatto seguito alla presentazione ufficiale. Moderate dal giornalista di Radio 24 Alessio Maurizi, numerose personalità del mondo agroalimentare nazionale ed internazionale hanno elogiato le caratteristiche della «carta d´identità» del cibo italiano, sviscerandone le caratteristiche e le possibili applicazioni.
A FAR CAPIRE l´importanza che l´idea di Paolo Boni può assumere nel panorama italiano, ci ha pensato una persona che del cibo conosce tutti i segreti. Il Maestro dei Maestri pasticceri Iginio Massari ha infatti tratteggiato il Passaporto Etico come «un Mosè che pone i dieci comandamenti della gastronomia». «In Italia non ci sono regole universali e solo poche aziende sanno realmente cosa producono – ha continuato -. Il Passaporto Etico deve trovare l´appoggio dei produttori per poter attecchire e diventare uno strumento di garanzia delle vere eccellenze del nostro territorio».
Marco Hrobat, direttore dell´ortomercato di Brescia e vice presidente dell´associazione nazionale dei direttori dei mercati all´ingrosso, è tra coloro che hanno già accolto l´invito di Paolo Boni. «In quanto distributori noi abbiamo il compito di garantire la qualità – ha sottolineato -, mantenendo intatti i processi che hanno fatto arrivare il prodotto fino a noi». A chi potrà accusare il Passaporto Etico di essere semplicemente una nuova forma di certificazione, che si aggiungerebbe alle numerose già presenti nel panorama normativo italiano, il responsabile del dipartimento Prevenzione e Veterinaria della Regione Piemonte Gianfranco Corgiat Loia risponde preventivamente, sottolinenado come «il progetto sia molto di più».
«Su un milione e cinquecento mila aziende, solo il 10% viene sottoposto a controlli annuali – ha affermato -. Il Passaporto Etico rappresenterà una garanzia di qualità e identità senza precedenti». «Un aiuto potrà arrivare anche sotto forma di finanziamenti – ha assicurato Marco Tabladini di Gfinance, società bresciana di assistenza alle imprese per il reprimenti di fondi pubblici -, sotto forma d´incentivi per le innovazioni tecnologiche».
Un plauso è arrivato anche da un´organizzazione internazionale, la Oie World Organisation for Animal Health di Parigi, attraverso le parole di Vincenzo Caporale, membro della commissione. «Il Passaporto Etico è un nuovo, fondamentale tassello di una piattaforma attiva nel mercato globale – ha affermato -. L´Italia si deve aprire al mondo anche e soprattutto nella produzione delle sue eccellenze agroalimentari e il passaporto rappresenta una delle vie maestre da percorrere».
Il prossimo passo, che Caporale ha auspicato per il progetto made in Brescia, è quello «del riconoscimento istituzionale del marchio, dato che tanta gente compra un prodotto se sa che è stato approvato da enti pubblici». La strada da seguire è già tracciata e il Passaporto Etico, già forte di un sostegno diversificato, è avviato verso un futuro fatto di qualità e identità.
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